Le alture sono ricoperte in gran parte da una macchia mediterranea caratteristica, in cui, secondo la dominanza di una specie, e secondo la stagione, si assiste ad una variazione pressoché continua del suo aspetto, e soprattutto delle sue colorazioni. Alle varie tonalità di verde partecipano un po’ tutte le essenze tipiche, da quelle arboree (olivastro, ginepri, carrubo, alterno, fillirea), a quelle arbustive (lentisco, mirto, euforbia, ginestre, cisto), mentre gli altri colori sono dati soprattutto dell’euforbia (giallo, rosso, ruggine e marrone), delle ginestre con le loro stupende fioriture primaverili che spruzzano di giallo la macchia, e dal cisto con le tonalità grigio-brune d’estate, dovuta alla perdita delle foglie. Nei punti più elevati, e nella gola tra il Monte Floris e Serra Manna, la leccieta sta riconquistando lentamente lo spazio che è stato suo in altre epoche, in particolare nel versante nord del monte Floris il leccio è accompagnato dalle altre essenze caratteristiche della leccieta (corbezzolo, erica, viburno, oxicedro, alterno, fillirea). Alcune superfici sono state rimboschite con pini mediterranei, in particolare in località Monte Pisano con una pineta di più di 20 ettari. La pineta, composta prevalentemente da pino d’Aleppo e pino italico, ha come sottobosco tutti gli elementi della macchia vicina, che in alcuni punti sostituiscono il rimboschimento, sofferente per attacchi parassitari. Raramente si rileva una riproduzione spontanea.
Dal centro principale, scendendo verso il mare si attraversa un territorio caratterizzato dall’attività prevalente di Masainas: l’agricoltura. L’aspetto è un’alternanza continua tra vigneti e orti (prevalente il carciofo), tra foraggiere e pascoli, ogni tanto delle zone incolte permettono la crescita di macchie di olivastro e lentisco. Il tutto è interrotto in modo più o meno geometrico da fasce frangivento di eucaliptus.
Il litorale è di particolare pregio naturalistico, ed è inserita in due aree S.I.C. (siti di interesse comunitario). L’ambiente è caratterizzato dalla presenza di un sistema di stagni costieri, delimitati ad ovest dal mare e divisi da esso da un sistema dunale molto importante dal punto di vista botanico. Le dune sono, infatti, stabilizzate da una rara consociazione tra ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa) e Quercia spinosa (Quercus coccifera) e altri elementi della classica
vegetazione dunale, compresi rari endemismi (Limonium insulare), in alcuni punti si assiste ad una colonizzazione spontanea di pino d’Aleppo. Particolarmente interessante la vegetazione intorno agli stagni, dove convivono con diverse salicornie, e altre specie caratteristiche della vegetazione degli stagni sardi, tamerici (Tamarix gallica e africana) che in alcuni punti formano piccole boscaglie caratteristiche.
Dalla descrizione si possono individuare tre aree con diverse caratteristiche ambientali.
- La fascia collinare: con prevalenza di macchia mediterranea termofila;
- La zona agricola e i nuclei abitati: ambienti più o meno antropizzati;
- La fascia costiera: suddivisa nelle sue caratteristiche vegetazioni
- La fascia sommersa con le sue praterie di posidonia
- Le dune con la vegetazione psammofila e la boscaglia di ginepri
- Gli stagni con la vegetazione caratteristica degli ambienti salmastri
Zona collinare
La fascia collinare possiamo considerarla un ambiente unico, nonostante il continuo variare delle dominanze vegetali. In questo ambiente, tipico dei primi contrafforti del massiccio del Sulcis, percorrendo i sentieri che attraversano le colline, dalla pineta verso sud, si può godere del paesaggio verso il mare e l’arcipelago sulcitano, passando vicino a nuraghi strategicamente posizionati. La fauna comprende molte delle specie presenti nel resto della Sardegna. Sono presenti praticamente tutti i mammiferi sardi, escludendo i grandi mammiferi (cervo, muflone, cavallini, cinghiale).
La volpe sarda, è, insieme ai grandi rapaci, all’apice della catena alimentare di questa zona, le prede preferite dalla volpe sono il coniglio selvatico e la lepre sarda. La popolazione dei conigli condiziona direttamente il numero delle volpi presenti nel territorio, mentre la martora e la donnola, meno frequenti, hanno un alimentazione più varia, raramente si avvista il gatto selvatico sardo. Tra gli uccelli è numerosa la presenza dei rapaci, sia stanziali che di passo, la poiana e il gheppio sono sicuramente i più comuni, ed è facilissimo avvistarne, ma non è raro vedere gli altri falchi (pellegrino, grillaio ecc.). Nutrita anche la rappresentanza dei rapaci notturni (barbagianni, civetta, assiolo, gufo). La presenza di molti rapaci è favorita dalla presenza delle loro prede, in particolare altre specie di uccelli (passeracei, allodole, tordi, tortore ecc.), piccoli roditori e rettili. Nell’area nidifica anche la pernice sarda. Tra i rettili è da notare la presenza di tutte tre le testuggini sarde (greca, di Herman, marginata) indice di un buono stato di conservazione dell’habitat.
Le criticità ambientali della fascia collinare sono il pericolo di incendi, il taglio indiscriminato, il bracconaggio e, soprattutto, l’abbandono di rifiuti.
Zona costiera
La fascia costiera è senza dubbio la parte del territorio più ricca di biodiversità.
- La fascia sommersa, grazie alle sue caratteristiche (acque basse e calde con praterie di posidonia oceanica), costituisce l’habitat ideale per la riproduzione di molti abitanti del mare, e rappresenta un ecosistema marino complesso, con la presenza della maggior parte della fauna marina del mediterraneo, dai piccoli invertebrati ai grandi pesci, dalle tartarughe marine ai cetacei.
- Gli stagni sono un vero paradiso per molti uccelli, che a turno, colorano per quasi tutto l’anno le loro acque tranquille. Sono facili da osservare, fenicotteri, aironi (garzette, bianco maggiore, rosso, cinerino, guardabuoi) anatre, cormorani, folaghe, volpoche, cavaliere d’Italia, gabbiani, sterne, falco di palude, upupa, gruccione, gallinelle d’acqua e altri. Importante dal punto di vista naturalistico la presenza del marangone dal ciuffo, ogni tanto è avvistato anche il pollo sultano, mentre è ormai caratteristica la piccola colonia di cavalieri d’Italia, che nidifica ogni primavera nei bordi dello stagno, vicinissimi alla strada che porta al mare.La zona interessa gli stagni di Baiocca e di Porto Botte, che sono usate come vasche di evaporazione per la produzione di sale dalle Saline di Sant’Antioco. L’alto gradiente salino caratterizza, di fatto, l’ecosistema e le sue catene alimentari.
- La fascia dunale divide la fascia sommersa dagli stagni e rappresenta un ambiente di transizione tra quello marino e quello lacustre, contenendo alcuni elementi comuni a tutti e due (uccelli marini e lacustri), ed altri propri, come la popolazione di conigli selvatici presenti nel sistema dunale, che è regolata da una popolazione fluttuante di volpi.
Le criticità sono legate alla pressione antropica, soprattutto nel periodo estivo quando la spiaggia diventa meta di numerosi bagnanti. Per la fascia sommersa il pericolo arriva dai pescatori, quando praticano metodi di pesca non selettivi (pesca a strascico), o quando abbandonano rifiuti in mare, che diventano trappole per la fauna marina o che spiaggiano a riva. In una parte del sistema dunale una lottizzazione abusiva risalente agli anni 70-80, ha provocato danni rilevanti, trasformando, di fatto, la zona interessata, cambiandone la composizione floristica, con l’introduzione di specie vegetali esotiche o che non fanno parte della flora locale.
Zona agricola
La fascia compresa tra quella costiera e quella collinare è la più antropizzata., essendo interessata da un utilizzo agricolo pressoché continuo. Possiamo considerare di fatto questa parte di territorio come un unico campo coltivato escludendo i centri abitati, e quindi possiamo parlare di un ecosistema artificiale. Come tutti gli agro-ecosistemi risulta semplificato da monocolture e diserbo, con una bassa biodiversità vegetale, e con l’apporto di sostanze di sintesi (diserbanti, insetticidi, anticrittogamici e concimi).
.
La piccola dimensione degli appezzamenti, l’abitudine di lasciar crescere nelle linee di confine siepi con essenze locali, la presenza di aree non coltivate che permettono il ristabilirsi della macchia, e le fasce frangivento di eucalipto consentono il mantenimento di piccoli ecosistemi marginali, i quali contribuiscono a rendere questo agro-ecosistema simile ad un ecosistema naturale. La zona agricola essendo interclusa fra le due fasce, collinare e costiera, ospita molti degli elementi faunistici delle fasce contigue, permettendo quindi il formarsi di vere e proprie catene alimentari del tutto simili a quelle degli ambienti naturali circostanti. In particolare lo sviluppo della microfauna degli ambienti limitrofi (insetti utili all’agricoltura, piccoli uccelli insettivori, invertebrati decompositori, ecc…), crea le condizioni che facilitano il ricorso alla lotta biologica da parte degli agricoltori.
Il numero degli agricoltori che si stanno indirizzando verso un’agricoltura sostenibile per l’ambiente è ancora limitato ma tende ad aumentare, in particolare verso la lotta integrata, e in piccola parte verso la lotta biologica. È evidente che gli effetti sull’ambiente e sui risultati economici sono direttamente proporzionali alla percentuale della superfici coltivate utilizzando metodologie sostenibili per l’ambiente. Come in altri agroecosistemi si creano interazioni particolari tra le attività agricole e la fauna che la abita, a volte da parassiti (conigli, volpi, cornacchie) a volte formando forme di simbiosi, come l’airone guardabuoi con pecore e bovini o il gabbiano reale che si nutre di invertebrati dopo le arature o le piogge. I pericoli per quest’ambiente sono in parte legati alle attività agricole; inquinamento del terreno e delle falde per l’uso di pesticidi, diserbanti e concimi, e in parte alle altre attività dell’uomo. In particolare la pressione edilizia che tende a “consumare” il suolo agricolo, e l’abbandono di rifiuti, che rappresenta l’aggressione più dannosa per l’ambiente e per l’immagine del territorio, il ché non è un fatto marginale per un territorio che aspira a fare del turismo il pilastro portante della propria economia.